martedì 4 agosto 2009

Last days

2 e 3 agosto 2009
Ed eccoci all’ultimo post! Si, beh, molti di voi sanno già del nostro ritorno e scrivere dei nostri ultimi due giorni islandesi immerso nel bel mezzo della pianura Padana fa effettivamente un po’ senso, ma per completezza è giusto concludere il racconto del nostro viaggio, almeno come ricordo di questa splendida vacanza!!!
Come tradizione l’ultimo giorno è dedicato allo shopping: il fatto che sia domenica allarma non poco chi su questo giorno puntava la massima aspirazione (inutile sottolineare chi…). Per questo partono già dal giorno prima una serie di telefonate minatorie all’ufficio informazioni per sapere eventuali orari di apertura con pessimi risultati visto che non solo è confermato che domenica è domenica in tutto il mondo, ma pure lunedi mattina pare essere tutto chiuso per una non ben identificata festa nazionale!!! La delusione e l’angoscia si dipingono sul volto della Sabry fin dal risveglio, ma fortunatamente (per noi…) scopriamo che le trappole per turisti sono gli unici negozi che rimangono aperti nonostante tutto e vengono assaltati all’arma bianca dalla nostra scialacquatrice indemoniata armata di una carta di credito esaurita!!!
Zigzagando da una parte all’altra della strada sentiamo ad un certo punto una musica celestiale uscire dalle porte di un locale di una stradina secondaria: ci avviciniamo incuriositi e con nostra sorpresa chi ci troviamo dentro!?! Era l’ormai nostra band preferita che stava facendo le prove per il concerto che avrebbe tenuto li quella sera!!!! Dopo averli ascoltati ad Husavik una settimana prima, aver comprato il loro cd ed averlo ascoltato in macchina fino alla nausea avevamo l’occasione non solo di ascoltarli di nuovo, ma pure di farci fare gli autografi!!!! Il tutto corredato da fotografia a supporto di tutti gli scettici….

Il fatto che il concerto si fosse tenuto in un pub e l’ingresso costasse solo 8 euro faceva presupporre che la fama da noi immaginata non fosse proprio reale, ma tant’è, rimanevano un bel ricordo della nostra avventura islandese e quindi, dopo la consueta cena di fine vacanza, siamo riusciti ad arrivare in tempo per ascoltare l’ultima parte del concerto. Dopo una notte di bagordi e festeggiamenti il giorno dopo non potevamo fare altro che rilassarci completamente in vista del volo di ritorno pomeridiano: rimaneva infatti da provare la tanto declamata Laguna Blu, acque azzurre sulfuree che sgorgano calde in mezzo a colate laviche solidificate. Sicuramente è un centro benessere più completo nei servizi rispetto a quello che provammo giorni prima a Myvatn, ma secondo noi la personalità del luogo andava tutto a favore di quello meno famoso: acque di un azzurro più intenso, più calde, meno gente e un paesaggio decisamente migliore fanno dei bagni di Myvatn il nostro preferito.


La vacanza era finita e durante il tragitto verso l’aeroporto l’immancabile nostalgia di un bellissimo periodo trascorso insieme iniziava già a farsi sentire. Che dire: l’Islanda è davvero un Paese affascinante, con i suoi contrasti, i suoi colori e la sua varietà ne fanno una meta assolutamente da non perdere!!! Se poi ci vai insieme a compagni di viaggio fantastici tutto è ancora più meraviglioso…

Un saluto a tutti voi da



BRESSO




MARCO




SABRY



STE




Si ringraziano:

Hyundai SantaFe, Thor, Odino, Skyr, The Viking, N1, Koko Mjolk, Gisli & Gudrun, Lonely Planet, Mr. Puffin, El Grillo, Brennivin & Topas, Ekla, Siddi, Guda, rafting.is, Elgins (in tutte le sue forme), Ljotu Halfvitarnir, The North Face, langoustines, Icelandair, Prince, F-roads, Snickers, sheeps & all dead birds, Fosshotels, Youtube, butter…..

La beffa di Odino

1 agosto 2009
L’ultimo trekking della vacanza non poteva iniziare meglio, sole splendente e temperatura gradevole. Partiamo carichi come mai con il desiderio di esplorare ogni angolo della tanto elogiata Islanda occidentale. La prima tappa ci porta a scoprire quelli che sono i resti dello scheletro di una balena e ovviamente i ragazzi non perdono occasione di fare scempio dei resti del povero animale per poter avere una foto ricordo da veri lupi di mare.



La tappa successiva ci porta fino ad un piccolo vulcano la cui unica attrattiva è quella di essere, secondo la guida, punto di partenza di “tanti sentieri che conducono alle vicine scogliere dove innumerevoli foche oziano sugli scogli in riva al mare”. Una volta giunti al vulcano dopo 2 km di interminabile camminata vulcanica prendo in mano la situazione, il mio unico obiettivo è vedere le foche e certo la perplessità dei ragazzi non mi spaventa. Effettivamente non c’era nemmeno un sentiero segnato e delle scogliere c’era solo un lontano miraggio, non dimentichiamo anche che non c’era un’anima viva oltre a noi. Mi autonomino Ranger e decido di guidare il gruppo verso il mare…
Iniziamo a camminare sul terreno lavico e su soffice muschio che se a primo acchito ci ha fatto ridere e saltare sul posto per saggiarne la morbidezza, dopo 4 km di camminata ci ha fatto piangere e strisciare dalla fatica. Più ci avvicinavamo alle scogliere più queste si allontanavano, sembravano un miraggio irraggiungibile, finché stanchi affamati e senz’acqua decidiamo democraticamente di tornare sui nostri passi e lasciamo l’impresa incompiuta.

Ci spostiamo affaticati verso la tappa successiva designata anche come luogo per consumare l’ottimo pranzo al sacco di oggi, si tratta di una bella e ampia spiaggia di sabbia nera. Non appena vediamo un cartello che segnala la spiaggia ci fiondiamo subito nel parcheggio e senza pensarci due volte infiliamo gli zaini e ci incamminiamo sul sentiero. Il cartello segnala 4 km di camminata, storco il naso già stanca per la maratona appena terminata ma i ragazzi sono ancora carichi e così ci incamminiamo. Una distesa interminabile di dune di lava, il mare non si vedeva nemmeno con il binocolo, dietro di noi nuvole minacciose ci inseguono minacciando pioggia e coprono l’unica vera attrattiva della zona, il ghiacciaio che non riusciamo nemmeno a scorgere da quanto è annuvolato…io e Marco ci guardiamo e indiciamo una votazione democratica: proseguire o tornare indietro (viste le precedenti fregature della guida non ci fidiamo più così tanto). Io e Marco vorremmo tornare indietro, Ste e il Bresso vogliono proseguire, decidiamo di lasciare alla sorte la decisione essendo pari. Estraiamo una moneta islandese e decidiamo di fare ‘Testa o Croce’, o meglio ‘Pesce’ o ‘Odino’ (le figure che hanno sulla moneta da 100 kr). Ovviamente esce Odino: si prosegue…
Dopo l’interminabile camminata arriviamo alla spiaggia nera…sinceramente ci aspettavamo qualcosa in più dopo tutta questa fatica. Affranti decidiamo di buttarci sul cibo, quale migliore consolazione! Mentre pasteggiamo allegramente ci rendiamo conto che c’è un po’ troppo via vai sulla spiaggia, soprattutto di persone che arrivano dal versante opposto della spiaggia rispetto a noi…il dubbio diventa una certezza quando vediamo un camper in lontananza: c’è un parcheggio vicino alla spiaggia e noi abbiamo preso la strada lunga…
Si apre un ulteriore dibattito, come torniamo alla macchina? Io propongo di andare al parcheggio chiedere un passaggio a qualcuno fino alla nostra macchina, Marco sembra indeciso, Ste si alza e con sicurezza annuncia che tornerà da solo fino alla macchina per poi venirci a prendere al parcheggio, il Bresso lo accompagna.
Io e Marco allora ci incamminiamo al parcheggio per aspettare i ragazzi, durante il tragitto lo stupore supera ogni livello quando scopriamo che tutta la strada che abbiamo fatto ci ha portato in una spiaggia secondaria e non quella che effettivamente volevamo raggiungere. La spiaggia celebre si trova a 1 km di camminata da quella in cui ci siamo fermati noi. In più il parcheggio con tanto di bagni pubblici incombe sulla spiaggia a 50 m di distanza.



Ci stiamo ancora chiedendo per quale motivo Odino ha deciso di beffarci in questo modo, forse lo abbiamo in qualche modo offeso ma come non lo sapremo mai.La giornata fortunatamente si è chiusa nel migliore dei modi, forse qualche dio pagano ha voluto ricompensarci, almeno per l’impegno, l’ultimo arcobaleno della vacanza ha accompagnato il nostro viaggio verso Bifrost dove abbiamo dormito, mangiato, fatto il bagno nella vasca termale e assistito a uno spettacolo di musica dal vivo tenuto da un simpatico islandese tutto fare con un repertorio molto piacevole.



Sabry


venerdì 31 luglio 2009

Per terra e per mare

31 Luglio 2009

Quella di oggi è stata una tappa di spostamento, ci stiamo avvicinando a piccoli passi alla capitale dove tristemente prenderemo l’aereo che ci riporterà in patria. Abbiamo quasi terminato il giro completo del paese e per non privarci di alcuna esperienza decidiamo di prendere il traghetto che taglia i fiordi occidentali, sono 2 ore e mezza di navigazione che ci evitano di zigzagare tra i fiordi per circa 300 km (siamo arrivati un po’ alla saturazione nonostante la Santa Fè si stia comportando da vera signora dell’asfalto).


La nave se da fuori ricorda un rottame post bellico all’interno è decisamente confortevole!
Durante la navigazione ci godiamo un po’ la brezza marina, ci gustiamo un bel film catastrofico nella sala cinema e ci abbuffiamo di schifezze locali (il solito hamburger e fish&chips).
Appena sbarcati ci dirigiamo verso il nostro alloggio per la notte in un piccolo villaggio di pescatori la cui maggior attrattiva è il supermercato, dove siamo riusciti a sfangare una mezzoretta decidendo quale gusto di biscotti al cioccolato abbinare al salmone affumicato…
Lungo il tragitto, come ci accade spesso qui in Islanda, ci fermiamo per scattare qualche foto all’immancabile bellezza naturale che fa capolino dopo ogni curva.


Lungo la strada abbiamo la fortuna di assistere, in realtà non per la prima volta, allo spostamento di una mandria di cavalli. Sono bellissimi e selvaggi mentre corrono per le immense distese che qui hanno a disposizione. Non possiamo esimerci dallo scattare centinaia di foto per immortalarli durante la corsa anche perchè per farli passare abbiamo dovuto inevitabilmente fare una sosta.

Mentre vi scrivo si sta consumando l'ennesima e più che mai agguerrita partita a Risiko, sarà due ore che giochiamo e siamo ancora tutti e 4 in lizza per la vittoria. Vi lascio perchè mi stanno attaccando contemporaneamente da 3 stati, prevedo una lunga e sanguinosa serata...

Sabry

Just a perfect day

30 Luglio 2009

E’ incredibile come il sole possa cambiare aspetto alle cose: i fiordi, che rischiavamo di ricordare come tristi e piovosi luoghi dimenticati da Dio, oggi si sono riscattati con prepotenza, qui nel nord ovest dell’Islanda.
Certo dicono che questi siano i fiordi più belli del paese ma sicuramente vederli nel primo vero giorno di sole da una settimana a questa parte ha aiutato molto.
Per non perdere la magia del momento abbiamo deciso di dirigerci subito alla principale attrattiva della zona, il punto più a ovest dell’Europa nonché la casa di tanti e paffuti Puffin da poter finalmente avvicinare.
Lungo il tragitto, e in Islanda è una certezza, incontri sempre una cascata (è una costante del nostro viaggio). Le cascate non ci stufano mai, sono tutte diverse tra loro e per questo ogni volta che ne vediamo una finiamo sempre per scattare centinaia di foto e finalmente dopo lunghi giorni di assenza sono anche riuscita a rispolverare il mitico treppiede (nonostante le proteste dei ragazzi)


Questa zona così remota e aspra è anche famosa per la quantità di navi che si sono arenate sulle sue coste, lungo il tragitto infatti incontriamo un peschereccio che giace abbandonato su queste spiagge in memoria di tutte le altre imbarcazioni che hanno avuto la stessa sorte (se non peggiore).


Al termine di una lunga strada sterrata che si snoda a picco sui fiordi illuminati dal sole, giungiamo al faro che indica il punto più a ovest del paese nonché dell’Europa (il Bresso a questo punto estrae l’attestato che ha comprato a Cabo de Roca, in Portogallo, su cui è scritto che si è recato nel punto più a ovest dell’Europa e lo straccia con disappunto).



Siamo sulle verdi scogliere, il vento tra i capelli (soprattutto quelli del Bresso che comincia ad assomigliare ad un Pokemon) e intorno a noi stormi di uccelli che planano sull’oceano in cerca di pesce.
A pochi passi da noi proprio sull’orlo del precipizio tantissimi Puffin che con la simpatia che li contraddistingue si lasciano avvicinare abbastanza per permetterci di scattare qualche foto alla National Geographic (o per lo meno ad avvicinarci un pochino).




Ci perdiamo ad osservare i simpatici pennuti e oltre a scattare mille foto cerchiamo di intraprendere un dialogo con loro: Marco infatti promette ad un Puffin che non lo mangerà mai…certo i suoi fratelli non saranno altrettanto fortunati!




Il nostro albergo di oggi è davvero unico, si trova su una remota spiaggia di sabbia dorata poco lontano dalle scogliere, il posto è incantevole, la scarsa accessibilità al luogo lo rendono semideserto e incontaminato, il massimo per rilassarsi dopo tanti giorni di viaggio.



Scopriamo con piacere di poter cucinare nella spartana ma attrezzata cucina che la Guest House mette a disposizione degli ospiti. Finalmente dopo giorni di astinenza interminabili ci concediamo un bel piatto di pasta alla carbonara, che anche se non passerà alla storia come la miglior mai cucinata, ci ha comunque saziato e ricordato i dolci sapori della tavola italiana…e quanto ci manca…
Approfitto della perfetta tra le giornate per fare i complimenti al nostro organizzatore, il Bresso, che per rendere queste giornate memorabili ci ha messo davvero tanto del suo :)

Sabry

giovedì 30 luglio 2009

D-Day

29 Luglio 2009

Ringraziando la Lonely Planet per l’aiuto negli ultimi post… oggi non possiamo far altro che descrivere la giornata più attesa di questa vacanza: il rafting sul temibile Jokulsa Austari, tempio internazionale di questo sport!!!
Indecisi se saltare la colazione, per evitare spiacevoli inconvenienti lungo il fiume impetuoso, o se abbuffarsi come al solito, visto che di sicuro avremmo saltato il pranzo, (lascio a voi immaginare la semplice soluzione al dilemma….) ci siamo diretti verso la zona di ritrovo, piuttosto lontana dal nostro alloggio visto che il suicidio era previsto per il giorno precedente: ma non potevamo certo perderci quest’avventura, per la quale ci eravamo spacciati come esperti del ramo scegliendo il tour più da professionisti tra i due possibili!
La prima cosa che si deve notare al momento della partenza è sicuramente la composizione della propria squadra: eravamo in compagnia di due giovani islandesi (good thing) e di una coppia di tedeschi (lei da brava crucca con due braccia da carpentiere, lui, per il solo fatto che si è presentato a fare rafting con gli occhiali, è stato da subito individuato come l’anello debole del gruppo). La nostra guida era invece un ragazzo inglese, non tanto a posto con la testa come credo tutti quelli che fanno questo mestiere… A sottolineare il fatto che questo fiume è realmente considerato come uno dei più famosi al mondo per il rafting come istruttori degli altri equipaggi c’erano tre nepalesi (immagino indiscussi fenomeni della specialità), un altro inglese e una sudafricana.Dopo un’attenta spiegazione delle varie regole di sicurezza (puntualmente disattese lungo tutta la giornata) e dell’armamentario in dotazione ci siamo vestiti di tutto punto, facendo una fatica immane visto l’inevitabile aderenza che queste tute isolanti devono avere: il risultato è la replica delle penose Tutine di Zelig…


Se non postiamo altre foto oltre a questa non è perché abbiamo buon gusto, ma perché chiaramente non era molto fattibile scattare fotografie lungo il tragitto. Nonostante la descrizione del percorso che ci siamo trovati di fronte non fosse delle più rassicuranti


possiamo comunque affermare senza supponenza che forse ci aspettavamo rapide più impegnative: da neofiti andavano più che bene, sia chiaro, ma forse ci hanno portato nella parte di fiume più “tranquilla”. Non sono però mancati momenti elettrizzanti, passaggi impegnativi a tal punto da ribaltare anche l’intero gommone con escursioni sott’acqua dei partecipanti tra cui il sottoscritto, letteralmente pescato da un salvagente lanciato da chissà chi (è l’ultima cosa che guardi quando sei in balia della corrente di un fiume glaciale….). I nostri tentativi di gettare in acqua i due tedeschi, vista la loro incapacità di pagaiare a tempo con tutti gli altri, sono risultati vani fino a quando una rapida ha scaraventato fuori dal gommone l’occhialuto, ritrovato più a valle con la pesca a strascico.
Siccome non bastava tentare di uccidersi scendendo il fiume la nostra guida ci ha proposto un semplice salto di otto metri da una rupe, cosa che il nostro orgoglio maschile ha accettato senza pensarci un attimo! L’impatto con l’acqua dovuto al nostro stile impeccabile ci ha causato un dolore al fondoschiena mai provato prima (almeno io, gli altri non so….;)).
Alla fine, dopo 5 ore di pagaiate, rapide, vento e acqua ogni muscolo del corpo si è rifiutato di collaborare e si è rivalso nelle ore successive, nonostante avessimo in programma 422 km rilassanti in macchina per raggiungere Isafjordur come defaticante…..
Non c’è bisogno di spiegare in che condizioni ci siamo presentati alla reception dell’albergo! Tuttavia lo sforzo fatto ne è valso veramente la pena, tanto che al nostro ritorno cercheremo sicuramente di organizzare una cosa simile in ValSesia: se qualcuno di voi vorrà aggiungersi non ne sarà deluso!

Bresso

Mentre i ragazzi cercano invano di uccidersi, io mi dedico alla ben più tranquilla, ma ugualmente appagante, equitazione (ho così evitato per la seconda volta il bagnetto gelato a cui loro invece non sanno rinunciare…)
I cavalli islandesi scopro essere famosi in tutto il mondo grazie al loro buon carattere e ad alcune peculiarità che li rendono unici: non vanno al trotto e al galoppo ma hanno degli stili propri e in più sono particolarmente dotati negli spostamenti in questa terra ricca di fiumi, strade sconnesse e sassose.
Ho deciso di fare un’escursione di 3 ore, di più mi dicono potrebbe compromettere la mia vacanza provocandomi dolori poco piacevoli e duraturi al fondo schiena.
Sono fortunata perché pare io sia l’unica ad aver scelto questo percorso e ho una guida tutta per me, Daisy giovane ragazza austriaca qui in Islanda per un lavoro estivo e da sempre appassionata di cavalli. Mi accoglie con un grande sorriso che non ha mai smesso di fare, è molto gentile e rassicurante, in pratica per darvi un’idea sono andata a cavallo con la principessa Sissi...
Mi mostra il mio cavallo bianco e mi dice che si chiama come un personaggio delle favole tradizionali islandesi…me lo sono fatto ripetere 3 volte ma dopo 1 minuto già il nome mi era sfuggito…ricordo solo che era molto carino... Sissi mi dice che ha scelto questo cavallo per me perché è molto docile e tranquillo, insomma non dovrei correre alcun pericolo, mi chiede se ho esperienza con i cavalli e io ovviamente fingo sicurezza vantandomi delle mie 10 lezioni prese con scarsi risultati circa 2 anni fa...
Montiamo in sella e ci incamminiamo in mezzo alla natura, costeggiamo il fiume, una cascata ed ecco subito la prima difficoltà: un guado. Sissi mi rassicura dicendomi di starle dietro in modo che il mio cavallo possa imitare il suo, entra decisa nel fiume ed ecco che iniziano i problemi…il mio cavallo punta i piedi e si inchioda sulla riva, non ne vuole saperne di lasciare casa. La guida mi chiede di colpire con i piedi il cavallo, ci metto tutta la mia forza slogandomi entrambe le caviglie ma il cavallo non sembra nemmeno accorgersi che lo sto toccando…insomma si è subito capito che non avevo un gran potere sull’animale e che chi comandava era ovviamente il mio cavallo J
Dopo innumerevoli tentativi la guida decide di legare i due cavalli e con impeto ci trascina nelle acque piuttosto impetuose, iniziamo bene…Fortunatamente, superato il trauma, il mio cavallo ha ritrovato il suo carattere mansueto e ho passato una splendida mattinata.


La passeggiata alla fine è durata 4 h perché io e Sissi abbiamo piacevolmente passeggiato a cavallo fianco a fianco spettegolando per 2 ore buone, chiacchierando del più e del meno e sparlando dei ragazzi che da bravi spacconi sono andati a fare rafting solo per provare di essere dei ‘duri’, insomma essendo coetanee ci siamo subito trovate in sintonia.
Ho provato anche l’andatura veloce di questi cavalli, una via di mezzo tra il nostro trotto e il galoppo ma molto più ‘comodo’ (probabilmente per i veterani è come essere in poltrona, per me è stato comunque traumatizzante per ogni singolo muscolo del corpo) è stato faticoso ma molto molto divertente J L’Islanda è perfetta per l’equitazione, distese fiorite, fiumi da guadare e sabbia morbida da calpestare, insomma è stato veramente rilassante e piacevole, un’esperienza che consiglio a chi cerca il vero contatto con la natura.


Sabry

martedì 28 luglio 2009

Nebbia in Val Padana

28 Luglio 2009

Nel bel mezzo del nostro viaggio in Islanda l’Italia inizia un po’ a mancare, certo questo non significa che avremmo voluto trascorrere una giornata come quella di oggi. Nebbia impenetrabile lungo tutto il tragitto e acque grigie che ricordano Milano nei giorni del nubifragio ci hanno fatto sentire nuovamente a casa. Abbiamo potuto godere ben poco di quella che viene definita dalla guida la strada più panoramica e suggestiva del nord dell’Islanda…abbiamo percorso infatti la strada a picco sull’oceano che separa Saudàrkròkur da Siglufjördur senza vedere assolutamente nulla, se non le classiche pecore che infestano tutto il paese e finalmente un paio delle famose renne che Babbo Natale in estate manda qui al pascolo…






Non vi stupite se vi sembra un fotografia piuttosto chiara, infatti si tratta degli unici 5 minuti in cui abbiamo visto il sole durante la giornata di oggi, come dice uno dei più conosciuti detti Islandesi ‘Non ti piace il tempo? Aspetta 5 minuti!”. Abbiamo però scoperto a nostre spese che non funziona sempre cosí… Quella di questa mattina causa pioggia battente è stata una visita altamente culturale. Dopo aver visitato la più antica chiesa in pietra rossa dell’Islanda nel piccolo paese di Hólar





abbiamo raggiunto il remoto e isolato villaggio di pescatori di Siglufjördur famoso per essere stato in passato il principale centro di pesca delle aringhe in Islanda. Nel museo del paese scopriamo come la popolazione sia passata dai 10.000 abitanti degli anni ‘60 agli attuali 1.350…il paese infatti è sempre stato meta di migliaia e migliaia di aringhe che con frequenti suicidi di massa riempivano i barili e arricchivano le tasche degli abitanti. Il boom economico ha portato nella prima metà del 1900 allo sterminio delle aringhe che dopo gli anni 60 sono comparse mandando il paese incontro ad una crisi economica da cui non si è più ripreso. I ragazzi ovviamente hanno assaggiato le famose aringhe affumicate, a sentire loro hanno lo stesso sapore del salmone affumicato…e anche della trota affumicata…forse a pensarci bene sanno più di affumicato che di aringa… Una nota di servizio, siamo a soli 40 Km dal Circolo Polare Artico e l’idea di essere vicini quanto la tangenziale est (percorsa di sabato) ci emoziona non poco :)
Il pomeriggio è stato dedicato ad una meta da me fortemente voluta. I ragazzi me l’hanno promessa dall’inizio della vacanza e utilizzando ogni giorno una scusa diversa me ne hanno privato fino ad oggi…shopping + souvenir un cocktail micidiale a cui non so resistere. Akureyri è la seconda città più grande d’Islanda, un centro cosmopolita e ricco di negozi, caffè e attività culturali. Qui l’obiettivo è chiaro, nel giro di un’ora di disco orario richiesto dal parcheggio in centro, devo recuperare abbastanza gadget e regalini per tutti i miei conoscenti. L’impresa è ardua ma non abbastanza da spaventarmi (per una abituata ad affrontare i saldi a Milano queste sono bazzecole). Se non fosse che nel primo negozio in cui tento di acquistare un paio di t-shirt e una manciata di calamite per il frigorifero ecco che la cassiera con un sorriso imbarazzato mi riconsegna la carta di credito dicendomi che è stata rifiutata…panico…mi guardo intorno in cerca di uno dei 3 miei compagni di viaggio da spennare…fortunatamente Ste era nei paraggi per tenermi d’occhio, mio salvatore, estrae la sua brillante Mastercard e aggiunge un oggetto misterioso ai miei acquisti pagando il conto (ovviamente poi mi ha chiesto un pagamento in contanti maggiorato del 7% netto). Non ci vuole molto ad immaginare come sia proseguito il pomeriggio di shopping, mani legate dietro la schiena, portafoglio sequestrato (ricordo che Ste è brianzolo) e ritorno di corsa in macchina per riprendere il viaggio. Per chi mi ha chiesto come sono gli uomini Islandesi e per parcondicio rispetto alla foto della bionda pubblicata da Gabriele sono riuscita in extremis a fare una foto con quello che fino ad oggi è l’esemplare piú affascinante e virile di Vikingo autoctono che io abbia visto.



Sulla via dell’albergo Stefano estrae con aria soddisfatta il suo acquisto, il più significativo della vacanza, il cd originale nonché la discografia completa dei Ljotu Hàlfvitarnir, il gruppo musicale che ci ha deliziato ad Husavik dal camion del pesce. Il viaggio verso la prossima tappa non può essere più piacevole con questo sottofondo… Terminiamo la giornata con una partita a Risiko provando senza successo ad utilizzare la mappa dell´Islanda, dopo aver attaccato Breidaboisstadur da Kleppjarnseykir infatti abbiamo optato per la piú pronunciabile versione tradizionale.




ATTENZIONE: questo potrebbe essere il nostro ultimo post. La tappa di domani è proibitiva, nessuno è mai tornato per raccontarla...

Sabry

Le cascate di Dio

27 Luglio 2009

Giornata dedicata all'esplorazione del parco nazionale Jökulsáörgljúfur, il tempo per l'ennesima volta non è dalla nostra parte, ma questo non ci scoraggia perchè siamo gasatissimi all’idea di vedere finalmente la cascata con più portata d’acqua di tutta l’Europa.
Questo parco naturale si estende lungo una gola lunga 30 km all’interno della quale scorre un impetuoso fiume, si tratta di un vero e proprio canyon che si è formato in seguito alle immancabili eruzioni vulcaniche.


All’inizio del tragitto troviamo una strana quanto enorme conformazione rocciosa, che la leggenda vuole sia l’impronta dello zoccolo del cavallo di Odino, Spleipnir che accidentamente durante il volo ha toccato terra.
La prima tappa è una zona completamente ricoperta di basalto (immancabile). Ci districhiamo un pò tra le bizzarre sagome e dopo aver scoperto le proprietà acustiche della zona iniziamo a urlare un pò di parole a vanvera...i soliti italiani...


Ed eccoci finalmente a Dettifoss, la forza della natura in tutto il suo splendore, già a qualche km di distanza intravediamo in lontananza il pennacchio di spruzzi che solleva la cascata. Siamo impazienti di raggiungere il sito, dopo pochi minuti di camminata ecco lo spettacolo che ci si é presentato davanti


...riflettiamo sul fatto che se quello di prima era lo zoccolo del cavallo di Odino, questa è sicuramente la rappresentazione di Odino che va in bagno dopo l'Oktoberfest (cit. Marco)
La cascata riversa nel fiume circa 193 m cubi di acqua al secondo, gran parte dei quali ci finisce addosso, torniamo alla macchina fradici ma estasiati da tanta potenza.

La tappa successiva è la più modesta ma elegante Godafoss, che significa cascata degli Dei, la sua bellezza anche in una giornata uggiosa e sotto la pioggia battente non ci fa stupire del nome che le hanno attribuito.


Come terminare meglio la giornata se non con una rilassante visita alle tanto celebrate piscine geotermiche islandesi? E' da giorni che Ste non perde occasione per ricordarci che siamo nel paese perfetto per un bel bagno termale ma che ancora non ne abbiamo fatto uno (ritengo che la pozza tiepida dell'Askia non si possa considerare fra questi)...
Decidiamo così di fare un salto allo stabilimento di Myvatn, la risposta settentrionale alla celebre Laguna Blu. Il posto è perfetto, l'acqua raggiunge i 35/40 gradi (a parte in alcuni punti in cui Bresso e Marco hanno cercato di bollire vivi e in cui l'acqua raggiungeva temperature ben più sfidanti) ci rilassiamo come non mai e dopo una settimana di trekking estremo tra vulcani, geyser e placche tettoniche ci chiediamo perchè non lo abbiamo fatto prima...

Sabry

lunedì 27 luglio 2009

Moby Dick

26 Luglio 2009

Giornata dedicata alle caccia alle balene (caccia fotografica s’intende…). Nonostante la nostra camera avesse solamente della carta velina come tende il fatto di non esserci svegliati alle 4 del mattino come al solito ha confermato immediatamente i nostri sospetti: se c’era un assoluto bisogno di una giornata di sole in tutta la vacanza, bhe, non sarebbe stata quella…Da lupi di mare navigati quali siamo non abbiamo certo scelto uno dei soliti e banali pescherecci trasformati in bagnarole per turisti, ma ci siamo imbarcati su una bellissima barca a vela tutta in legno (svedese chiaramente, visto che con gli unici alberi mignon che hanno gli islandesi non riuscirebbero a costruire nemmeno delle zattere). Con 18 giubbotti a testa, più il tutone termico da pescatore che ci hanno offerto, ci siamo diretti in mare aperto, un po’ più sollevati dal fatto che la pioggia aveva miracolosamente smesso di cadere e che il mare era liscio come una pista da bowling: almeno il salmone che avevamo mangiato a colazione non avrebbe corso il rischio di ritornare nel suo ambiente naturale sotto altra forma….. Certo è che rimaneva il timore che la Sabry tentasse numeri da circo con il suo trepiede anche su una barca!!



L’equipaggio era sicuramente tra i più strambi: c’era capitan Ghisli (nome curioso, lo so, ma pare sia il più comune), che mentre maneggiava il timone faceva colazione con un pezzo di pesce essiccato, c’era un crucco a fare da speaker (anche se pareva non avesse visto neppure lui una balena prima di allora visto l’entusiasmo che ci metteva ad ogni avvistamento) e un francese a fare da mozzo tuttofare. Dopo esserci avvicinati ad una delle uniche 4 isole in cui vivono a migliaia le pulcinelle di mare, che abbiamo visto per la prima volta vive e non in un piatto di un ristorante,


tutti noi ci siamo messi a scrutare il mare in ogni direzione alla ricerca di un minimo movimento che potesse far presagire la presenza di una qualche balena. L’inizio non è stato dei più confortanti, tanto da arrivare al punto di sperare che ci fosse almeno un qualche cartonato simil-Gardaland messo in mezzo al mare per ingannare i turisti, ma con un po’ di fortuna ne abbiamo scorta una non troppo in lontananza. Certo, non dovete pensare alle immagini stile Piero Angela, giusto il dorso (e qualche volta pure la pinna! Wow…) saltar fuori dal pelo dell’acqua ogni tanto.



Decisamente più bello è stato l’avvistamento di un branco di delfini che per lunghi tratti ha seguito passo passo la nostra barca.



Quando poi il capitano ha tirato fuori dalla cambusa una bottiglia di rum per “correggere” la cioccolata calda di ognuno di noi questo ha chiaramente attirato la nostra attenzione molto più che qualsiasi pesce!!! :)
Diversamente dal solito il paese in cui ci trovavamo, Husavik, non solo era molto più grande della media, ma siamo capitati pare nel giorno giusto in quanto la sera si è svolta una specie di festa cittadina: tutto il porto (ovvero quasi tutta la città…) era invaso di gente (e quindi pure molte islandesi…) entusiasta ad ascoltare uno sgangherato gruppo musicale composto da 6 persone esteticamente impresentabili che suonavano dentro ad un rimorchio di un camion del pesce!!! Un mix di veri vichinghi barbuti, sosia di Zucchero e suonatori di banjo che, dopo il concerto, vagavano a zig-zag tra gli stand con birre nelle tasche delle giacche. Visto che al mattino seguente il camion era ancora li molto probabilmente li avevano rinchiusi lì dentro completamente sbronzi…



Stanchi morti come sempre (alla faccia delle vacanze) ci siamo diretti verso l’albergo percorrendo la strada costiera, ammirando per la prima volta un tramonto spettacolare: niente di meglio per concludere una bellissima giornata…

Welcome to Hell

25 Luglio 2009

La giornata di oggi è dedicata all’esplorazione del lago Mývatn e del vulcano Krafla in una zona dove acqua e fuoco si contendono lo scettro di padroni indiscussi di queste terre…

Decidiamo di iniziare con il vulcano, non ci sono purtroppo imprese più pericolose per cui dobbiamo accontentarci di fare una passeggiata sul grande serbatoio magmatico del Krafla che gli studiosi ritengono essere ormai traboccante e quindi pronto per una nuova eruzione :)

All’ingresso del percorso che ci dovrebbe portare tra la bocche fumanti, i crateri colorati e i laghi dalle acque turchesi, scorgiamo il sempre confortante cartello di pericolo che ci prega di non abbandonare il percorso perché le acque e alcune zone del terreno circostante possono raggiungere senza sforzo i 100° e che quindi non è il caso di metterci le mani e i piedi sopra…



Il paesaggio è mozzafiato, camminiamo sulla superficie viva del vulcano, intorno a noi si estende a perdita d’occhio il campo di lava più imponente di tutta l’Islanda, tra sbuffi di vapore e laghetti sulfurei.



A pochi passi dal Krafla si estende un’area ancora più sconvolgente: pozze di fango, soffioni, sorgenti di acqua bollente e colonne di fumo, sembrava di essere sul set di Apocalypse Now oppure nel bel mezzo dello sbarco in Normandia…giudicate voi…







Dopo una piacevole sosta in una fattoria tipica, con tanto di vitellini al seguito, visitiamo un tratto del lago Mývatn, approfittando dell’improvviso vento che fortunatamente ci ha salvato dall’assalto dei famigerati e temutissimi moscerini che infestano la zona. Qualche raggio di sole e le distese verdi che circondano il lago ci ricordano che la fine del mondo non é cosí vicina come poteva sembrare...



e quale miglior conclusione della giornata se non l’ennesimo arcobaleno che ogni giorno ci accompagna durante il viaggio?



Sabry

sabato 25 luglio 2009

Askja-Dakar

24 Luglio 2009

Questa mattina ci siamo svegliati decisamente presto, in parte a causa del sole che con prepotenza filtrava dalle finestre delle camere già alle 4 del mattino e in parte perché ci attendeva una delle escursioni più impegnative di tutta la vacanza, soprattutto per la povera Santa Fè...
La giornata è stata dedicata alla visita del vulcano Askia nella cui caldera in seguito a numerose eruzioni ed esplosioni piroclastiche si è formato un ampio lago (il più profondo dell’Islanda) e in un cratere più modesto una piscina naturale nella quale è possibile fare il bagno godendo dei perfetti 25° dell’acqua promessi dalla guida. La strada per raggiungere il sito, lo sapevamo, era una sterrata senza alcuna pietà per i pneumatici e con 2 guadi oltre a quelli che la cartina non segnala ma che inevitabilmente incontriamo lungo il percorso (per la serie se non rischiamo la vita non c’è gusto, passeggiare e fare il bagno in un vulcano attivo non ci bastava…). Dopo oltre 100 km percorsi in mezzo ad un deserto lavico e roccioso, praticamente distrutti, arriviamo al punto di partenza della nostre escursione e finalmente dopo 4 ore di viaggio in mezzo al nulla, vediamo segni di civiltà.



Dopo un paio di km di passeggiata nel centro della bocca del vulcano





finalmente arriviamo all’agognata meta: il piccolo laghetto caldo in cui poterci rinfrescare dalla calura della giornata (temperatura stimata 0°). Dopo una discesa nel piccolo cratere quanto mai ‘agevole’ ci fiondiamo a tastare l’acqua pregustando il delizioso calduccio che ci aspetta sott’acqua.


Ci basta poco per renderci conto che l’acqua non è poi così calda e che dopo 100km di strada sterrata nel deserto non possiamo non fare il bagno dopo tutta la fatica fatta… Ste come previsto si lancia entusiasta nelle acque sulfuree e lattiginose, emettendo strani suoni tra i quali scorgiamo le parole ‘è fredda, cavolo se è fredda…’ gli altri ragazzi lo seguono a ruota per dimostrare la loro virilità e soprattutto per poter dire di aver fatto il bagno in un vulcano almeno una volta nella vita. Io preferisco serbare il ricordo del calore del pile e della cuffietta di lana che mi avvolgono mentre scatto foto ai natanti in agonia.



Niente comunque è stato meglio dell’uscita dall’acqua. I ragazzi sono quasi congelati nel tentativo di asciugarsi e rivestirsi, per questo dopo un breve spuntino abbiamo deciso di fare ritorno…ci aspettavano dopotutto altri 120 km di rilassante deserto vulcanico e quelli che forse sono stati gli ultimi guadi della vacanza…con mio sommo dispiacere :)

Sabry




venerdì 24 luglio 2009

Fiordi orientali

23 Luglio 2009

L’Islanda ha un perimetro di più di 3000 km. Essendoci spostati in cinque giorni di soli 300 km dalla capitale era inevitabile prevedere qualche tappa di puro trasferimento. Così è stato oggi, anche se ogni angolo di questo Paese è un qualcosa di unico e anche vissuto in macchina la giornata può risultare entusiasmante.



Soprattutto se poi le situazioni “emozionanti” te le vai a cercare inutilmente….. Una bellissima strada, ricca di curve e saliscendi che corre lungo coste frastagliate a picco sul mare, zigzagando tra fiordi semideserti



a noi non bastava: appena abbiamo visto una vasta distesa di sabbia nera a fianco della carreggiata (con segni di battistrada sulla battigia) ci siamo subito fiondati dentro! La sensazione di guidare sul velluto, senza regole né precedenze, in totale libertà in riva al mare è veramente indescrivibile, come lo sono gli attimi in cui ti rendi conto come gli pneumatici pian piano affondano nella sabbia e la macchina di colpo perde velocità….. Può una macchina (e un pilota…) che guada fiumi impetuosi rimanere insabbiata su una spiaggia!?! Certo che può, ma grazie all’abilità del guidatore (e ad una buona dose di fortuna) questo non è successo, anche se ci è mancato pochissimo... Il tutto per la felicità della Sabry… Questa tranquilla giornata ci ha permesso non solo di attraversare luoghi molto scenografici e suggestivi, ma anche di riflettere sulla difficoltà che una vita in un luogo del genere comporta: nonostante i numerosi km percorsi, pochi sono stati i paesi attraversati, collegati gli uni con gli altri da un’unica strada non proprio agevole. Se poi pensiamo che in inverno hanno 4 ore di luce il tutto diventa quasi impossibile! Ogni singolo villaggio non vive che di agricoltura e pesca. Fermandoci a mangiare presso una stazione di servizio abbiamo incontrato una decina di ragazzi molto più giovani di noi che erano appena usciti per la pausa dalla locale fabbrica di congelamento del pesce (e vi assicuriamo che basta annusare per capirlo…): ora non so se quello era solo il lavoro estivo che tanti studenti fanno d’estate, certo è che se abiti in una metropoli di quasi 800 abitanti, isolata dal mondo, in mezzo ad un fiordo o fai il pescatore, o lavori al porto, o congeli il pesce… Solo uno offriva un’alternativa: lavorare in un’immensa acciaieria che è un vero e proprio ecomostro in un villaggio che già non brillava per bellezza intrinseca (come un po’ tutti i villaggi islandesi). Dopo un’infinità di curve di cui solo un motociclista può esserne felice (e ci tornerò di sicuro!!!) siamo giunti in un pittoresco paesino, Seydisfjord, anch’esso situato in un fiordo isolato, meta del nostro pernottamento.



Case colorate e un’atmosfera un po’ bohemien hanno piacevolmente spezzato l’apatia di questi luoghi!!!

mercoledì 22 luglio 2009

Holidays on ice

22 Luglio 2009

L’Islanda è soprattutto terra di ghiacciai. Non ne avevamo ancora visto uno, oggi abbiamo colmato la lacuna. E siccome vogliamo sempre il meglio siamo andati a vedere il Vatnajokull, il ghiacciaio più vasto del mondo dopo i due poli! E’ veramente immenso, basti pensare che è grande quanto : durante il lungo tragitto sulla statale 1 che costeggia la costa si potevano osservare le numerosissime lingue del ghiacciaio che si insinuavano tra le montagne e scendevano verso il mare: pensate ad un immenso panettone (si, il cibo è sempre un nostro chiodo fisso….) dal profilo più irregolare, con al centro una cucchiaiata di yogurt che lentamente scende da ogni direzione. Ecco, è una poetica descrizione della forma di questo ghiacciaio. Più e più volte ci siamo fermati di botto lungo la strada a fotografare masse bianche che saltavano fuori all’improvviso, e, come noi, molte altre macchine sfiorando ogni volta un bel tamponamento stile tangenziale est (con l’aggravante che ci saranno state tre auto in dieci chilometri….). Essendo sì dotati del coraggio tipico dei più famosi alpinisti, ma non dell’attrezzatura adatta né del tempo necessario, ci siamo accontentati di un bel trekking che ci ha portato non solo in un punto panoramico straordinario,




ma anche a vedere una cascata (l’ennesima, e non finisce qui…) piuttosto particolare in quanto incastonata tra colonne di basalto nero.




Sono tante, ma c’è di buono che sono tutte diverse le une dalle altre!


Le nostre camminate sono sempre abbastanza stancanti, ma mai come le foto col trepiede della Sabry, soprattutto quelle di gruppo…. La tecnica ormai collaudata consiste in: - posizionamento del trepiede, normalmente nella zona più sassosa e piena di massi che si possa avere a disposizione; - serie di insulti verso chi si trova nell’inquadratura, specialmente se veste abiti sgargianti; - avvio del timer da parte della nostra fotografa e corsa verso gli altri componenti in tempo per lo scatto, evitando ogni tentativo (e sono tanti…) di uccidersi lungo il tragitto; - serie consecutiva di tre scatti: il primo, normalmente quello di rappresentanza che poi è quello che si posta. Già nel secondo si intravedono i primi movimenti di chi non ha intenzione di fare una foto normale. Qui la Sabry solitamente si esibisce nel segno di vittoria, tanto inspiegabile quanto banale. Nel terzo la genialità si impossessa di Ste che, degno del miglior Jim Carrey, sforna una serie di mosse e smorfie che danno un tocco “artistico” all’opera. Ma ve le risparmiamo….. Siccome la strada quest’oggi era completamente asfaltata, senza né guadi né sassi, abbiamo dovuto affidarci ad un mezzo anfibio per provare qualcosa di nuovo: siamo andati infatti a vedere la laguna di Jokulsarion, forse il luogo più celebre in quanto si possono ammirare a distanza ravvicinata centinaia di icebergs senza per questo dover fare i pinguini al polo sud. Essi si staccano da una delle lingue del ghiacciaio che scende fino al mare e qui rimangono a galleggiare per decenni rinchiusi in questa specie di lago profondissimo.


Qui sono state girate le scene di numerosi film tra cui quello di James Bond “Die another day”: non avevamo né lo smoking né un’Aston Martin e non abbiamo quindi potuto inscenare nessuna boiata. Ma tutte queste informazioni chi ce le ha fornite? La guida della Lonely Planet direte voi! E qui arriva il bello….anzi….la bella!!!! A farci da guida sull’auto-quad-battello-aliscafo-sommergibile c’era una tipica abitante islandese, di quelle che ti fan voglia di salutare tutti e stracciare il biglietto aereo di ritorno! Bravissima veramente, ci ha spiegato ogni dettaglio che riguardasse gli icebergs, ma credo di non aver prestato nessuna attenzione alle notizie, io come anche tutti gli uomini presenti sulla simil-nave…. (Ste ha dovuto stare attento, ma certo non per sua scelta….)Alla fine dell’escursione è naturalmente venuta a chiedermi di fare una foto con me: all’inizio ero restio ad accontentarla, ma poi ho pensato a tutti quelli di voi che da tempo ci chiedono qualche foto della fauna locale e quindi, sforzandomi, ho accettato…..



Ora scappo che mi ha chiesto pure di uscire stasera……